giovedì 5 giugno 2008

E.U.R. Quartiere Europa

Il suo nome originario era E42 (Esposizione 1942),
poi variato in EUR dall'acronimo di Esposizione Universale di Roma;
nella toponomastica del Comune di Roma è denominato quartiere Europa, ma resta conosciuto col suo acronimo.

Europa è il nome del trentaduesimo quartiere di Roma, indicato con Q.XXXII.
Si trova nell'area sud della città, a ridosso del fiume Tevere.
Rientra interamente nel territorio amministrato dal municipio XII del Comune.

Noto con il nome di EUR,
è un quartiere moderno celebre per la sua architettura razionalista,
concepito e costruito in occasione dell'Esposizione Universale che avrebbe dovuto
tenersi nella Capitale per celebrare il ventesimo anniversario della Marcia su Roma fascista (1922) nel 1942.
La manifestazione venne poi annullata a causa della Seconda Guerra Mondiale, ed il quartiere, allora in fase di costruzione,
venne completato in tempi successivi.

Il progetto venne presentato nel 1938,
sotto la direzione di Marcello Piacentini.
Il modello è ispirato, secondo l'ideologia fascista,
all'urbanistica classica romana, apportandovi gli elementi del Razionalismo Italiano,
che rimane minoritario, rispetto a quel "neoclassicismo semplificato" propugnato dal Piacentini.
Lontane rimangono le esperienze delle città d'ispirazione Moderna, che negli anni precedenti si sono esplicitate,
o nell'oltremare o in piccoli aggregati urbani come Portolago o Sabaudia.

La struttura prevede un impianto viario ad assi ortogonali e edifici architettonici maestosi ed imponenti,
massicci e squadrati, per lo più costruiti con marmo bianco e travertino a ricordare i templi e gli edifici della Roma imperiale.

L'elemento simbolo di questo modello architettonico è il cosiddetto "Colosseo Quadrato",
soprannome dato al Palazzo della Civiltà Italiana (noto anche come Palazzo della Civiltà del Lavoro) opera degli architetti Guerrini,
La Padula e Romano e ispirato all'arte metafisica.

Altri monumenti di particolare rilievo sono:
* Il Palazzo dei Congressi di Adalberto Libera
* L'Archivio Centrale dello Stato
* la stele dedicata a Guglielmo Marconi
* La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (la costruzione domina il quartiere dall'alto, e doveva essere, secondo i piani originali, il mausoleo di Mussolini)
* Il PalaLottomatica (precedentemente PalaEUR), progettato da Pier Luigi Nervi e Marcello Piacentini
* Il Fungo (serbatoio idrico che deve il nome alla sua caratteristica forma, attualmente ospita un ristorante panoramico)


È presente inoltre un'area museale che comprende tra gli altri il Museo della Civiltà Romana
ed il Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini, oltre ad un nuovo planetario,
con annesso Museo dell'Astronomia, aperto nel 2004.

La costruzione del quartiere venne ultimata solamente alla fine degli anni cinquanta in occasione della XVII Olimpiade,
tenutasi a Roma nel 1960, completando alcune infrastrutture,
come il Palazzo dello Sport progettato da Nervi e Piacentini e Il Velodromo,
nonché dando l'attuale struttura al laghetto ed alla zona verde ad esso limitrofa.

L'Ente Eur, istituito con legge del 26 dicembre 1936,
è stato trasformato in società per azioni ed è tuttora esistente,
e gestisce l'organizzazione del quartiere in parziale autonomia dal Comune di Roma.
Per la conversione in società per azioni si può trovare lo schema del decreto legislativo sul sito della Camera.

LunEur
Un'altra importante infrastruttura del quartiere è senza dubbio il Luneur,
il luna park permanente di Roma.
È il Luna Park più antico d'Italia; fu costruito inizialmente come attrazione temporanea all'interno della fiera agricola
"EA '53" del 1953. Visto il successo che riscosse,
venne chiesto agli organizzatori di mantenerlo aperto ogni anno per un certo periodo.
Dal 1960, anno delle Olimpiadi, rimase aperto tutto l'anno e cinque anni dopo assunse, tramite referendum, il nome attuale.
Attualmente conta centotrenta attrazioni a conduzione familiare ed osserva un giorno di chiusura settimanale.
Dopo vari interventi di rinnovamento ha riaperto nel marzo del 2007 con settanta attrazioni,
varie mostre e musei, percorsi a tema e spettacoli.

Vista dall'alto dell' eur. (foto del 1953).

mercoledì 4 giugno 2008

Il marchese del Grillo

Onofrio del Grillo
(Fabriano, 5 maggio 1715 – Fabriano, 6 gennaio 1787) è stato un nobile italiano,

Nativo di Fabriano, si trasferì a Roma dove, divenuto ricchissimo in seguito a un'eredità,
divenne celebre per il suo carattere eccentrico.
Le sue gesta furono notevolmente ampliate dalla voce popolare che probabilmente fuse episodi
attribuibili a diversi membri della famiglia. Ritiratosi in età avanzata nella città natale,
restaurò una villa, tuttora esistente, dove trascorse gli ultimi anni.
L'identificazione del personaggio storico con quello protagonista di tanti aneddoti è tuttora dubbia;
secondo alcuni il personaggio visse nella prima metà dell'ottocento.

La famiglia Grillo possedeva uno splendido palazzo settecentesco collegato con un sovrappasso
a un'adiacente torre medievale, situato nel cuore del centro storico nei pressi dei Mercati di Traiano.
La via dove è ubicato si chiama tuttora Salita del Grillo, così come la torre.

La sua figura ha ispirato il film Il marchese del Grillo (1981) di Mario Monicelli.

martedì 3 giugno 2008

Pasquino

La più famosa statua "parlante" di Roma è situata in piazza di Pasquino (ma anticamente chiamata piazza di Parione),
addossata ad un lato di palazzo Braschi. La statua è un frammento di un antico gruppo statuario ellenistico,
raffigurante Menelao che sorregge il corpo di Patroclo e venne alla luce quasi per caso nel 1501.
Il cardinale Oliviero Carafa aveva comprato dagli Orsini l'edificio che sorgeva dove oggi è palazzo Braschi e si era adoperato a sistemare
la piazzetta, lastricandone il fondo. Così, nel bel mezzo dei lavori, venne tirato fuori dal fango questo antico gruppo marmoreo:
il cardinale lo volle all'angolo del suo palazzo, collocato su un piedistallo. Sull'origine del nome Pasquino vi sono diverse interpretazioni:
chi lo vuole riferito ad un oste, chi ad un barbiere, chi ad un maestro di scuola e chi ancora ad un ciabattino, tutti, logicamente,
di nome Pasquino. Probabilmente, iniziò per caso ad essere utilizzato per esporre pungenti satire anonime verso chicchessia,
ma con il tempo si "specializzò" in feroci satire politiche, perlopiù indirizzate verso il pontefice o, comunque,
verso i personaggi in vista dell'epoca, tanto che questo genere di "messaggistica" fu detta "pasquinata".
Per tale motivo, la statua corse più volte il rischio di essere distrutta, specialmente sotto i pontificati di Adriano VI,
di Sisto V e di Clemente VIII. Pasquino faceva parte della "congrega degli arguti", com'era chiamata
l'associazione fra il torso di Pasquino e le altre "statue parlanti" di Roma, Marforio, Madama Lucrezia,
l'abate Luigi, il Facchino ed il Babuino. Le pene per i colpevoli di "pasquinate" erano severissime e giungevano fino alla massima pena,
quella capitale.
Molte sono le "pasquinate" pervenute fino a noi e qui vogliamo ricordarne alcune, le più mordaci,
anche se spesso è utile una postilla per spiegarne il significato.
Durante la proclamazione del dogma dell'infallibilità papale, avvenuta durante il Concilio Vaticano I e sotto il pontificato di Pio IX,
esclamò:
"Il Concilio è convocato
I Vescovi han decretato
che infallibili due sono:
Moscatelli e Pio Nono",
dove Moscatelli era il nome dei fiammiferi,
sulla cui scatola era stampato: "Moscatelli - Infallibili" e, dopo poco tempo,
continuò: "I.N.R.I. Io Non Riconosco Infallibilità".
Come abbiamo già detto, indirizzò le sue satire anche verso i personaggi noti:
non poteva certamente mancare la famosa Donna Olimpia, la "Pimpaccia di piazza Navona".
Olimpia aveva un maestro di camera di nome Fiume;
inoltre, occorre rammentare l'usanza, a quei tempi,
di indicare le piene del Tevere con una lapide ed il livello raggiunto dall'acqua con l'indice della mano puntato all'altezza della piena.
Un giorno, fu trovato sul busto di Pasquino un disegno raffigurante una donna nuda,
senza nessun dubbio somigliante ad Olimpia Maidalchini, ed una mano con l'indice puntato
all'altezza del sesso e la scritta:
"Fin qui arrivò Fiume".

21 aprile dell'anno 753 a.C.

La data della fondazione di Roma è stata fissata al 21 aprile dell'anno 753 a.C. (Natale di Roma) dallo storico latino Varrone.


La leggenda ci narra che Romolo e Remo ottengono il permesso di andare a fondare una nuova città,
nel luogo dove sono cresciuti. Romolo vuole chiamarla Roma ed
edificarla sul Palatino, mentre Remo la vuole battezzare Remora e fondarla sull'Aventino.
È lo stesso Livio che riferisce le due più accreditate versioni dei fatti:
"Siccome erano gemelli e il rispetto per la primogenitura non poteva funzionare come criterio elettivo,
toccava agli dei che proteggevano quei luoghi indicare,
attraverso gli auspici, chi avessero scelto per dare il nome alla nuova città e chi vi dovesse regnare dopo la fondazione.
Così, per interpretare i segni augurali, Romolo scelse il Palatino e Remo l’Aventino.
Il primo presagio, sei avvoltoi, si dice toccò a Remo. Dal momento che a Romolo ne erano apparsi il doppio quando ormai il
presagio era stato annunciato,
i rispettivi gruppi avevano proclamato re l’uno e l’altro contemporaneamente.
Gli uni sostenevano di aver diritto al potere in base alla priorità nel tempo, gli altri in base al numero degli uccelli visti.
Ne nacque una discussione e dal rabbioso scontro a parole si passò al sangue: Remo, colpito nella mischia, cadde a terra.
È più nota la versione secondo la quale Remo, per prendere in giro il fratello, avrebbe scavalcato le mura appena erette più probabilmente il
pomerium, il solco sacro e quindi Romolo, al colmo dell’ira, l’avrebbe ammazzato aggiungendo queste parole di sfida:
«Così, d’ora in poi, possa morire chiunque osi scavalcare le mie mura.»
In questo modo Romolo s’impossessò da solo del potere e la città appena fondata prese il nome del suo fondatore.".

La città è quindi fondata sul Palatino, e Romolo diventa il primo Re di Roma.

Concludo dicendo
Civis romanus sum,
ovvero Sono cittadino romano, è una locuzione latina che indicava l'appartenenza all'Impero Romano e sottintende, in senso lato, tutti i diritti (e i doveri)
connessi a tale stato (Cicerone, In Verrem 11, V, 162).

Frase ripetuta con orgoglio da vari personaggi latini, per far valere i privilegi che loro erano concessi dalla cittadinanza romana.

Adriano Bennicelli, Conte Tacchia

Conte Tacchia (soprannome di Adriano Bennicelli ) nobiluomo romano (Roma 1860 – 1925 ).

Fu un personaggio assai popolare della roma umbertina, e dato che i conti Bennicelli si erano arricchiti con il commercio del legname,
a ricordo di quello la gente lo soprannominò Tacchia,
perchè “tacchia” in romanesco è pezzo di legno e si dice <>,
a significare che in quello che uno fa si lascia la propria impronta.
Cosi fu Alto, elegante, “Caramella” sempre pronta, guanti sempre a penzoloni, bombetta,
preferibilmente in thight, andava in giro per la città con una delle sue carozzelle tirate da due o quattro cavalli
e per chi non gli dava strada erano parolacce e scapaccioni. Fu in questo senso il principe della “turlupineide”,
con liti e denunce, che contribuirono a farlo sempre presente nella cronaca quotidiana,
simbolo di un’epoca fumantina, tutta esteriore e fatta di battute e snobismo.

Donna Olimpia Maidalchini

la Pimpaccia di piazza Navona

La storia
Donna Olimpia Maidalchini (Viterbo, 26 maggio 1594 – 26 settembre 1657) è stata una nobile italiana.
Fu una delle protagoniste della storia di Roma nel XVII secolo.
Figlia di un appaltatore viterbese, il capitano Sforza Maidalchini,
e di Vittoria Gualterio, Patrizia di Orvieto, Patrizia Romana e Nobile di Viterbo.
La giovane donna, forse di natura ambiziosa e anche avida, ma certo estremamente volitiva
e che aveva ben imparato sulla propria pelle che l'unica difesa da un mondo fondato sulla prepotenza
l'avidità e l'ipocrisia era combatterlo con le stesse armi, scelse come secondo marito un romano
di famiglia nobile ma impoverita più vecchio di lei di 31 anni, Pamphilio Pamphilj,
che sposò nel 1612. Questi la introdusse nella società romana e, soprattutto,
la imparentò con suo fratello Giovanni Battista, brillante avvocato di curia e futuro papa Innocenzo X.

La legenda
L'aspetto più interessante della figura di donna Olimpia è che gli eccessi che le furono attribuiti
erano soprattutto relativi ad un'ossessiva avidità di denaro e di potere, tipica degli uomini ma non frequentissima,
in maniera così esplicita e prevalente, nelle donne.
Il popolo romano, che tollera male le donne potenti che competono con gli uomini sul loro stesso terreno,
fece proprie le accuse di arroganza e avidità che le venivano mosse dalla corte papale e le volgarizzò chiamandola "la papessa",
o anche "la Pimpaccia di piazza Navona". Tra le pasquinate rimaste celebri sul suo conto:

* Chi dice donna, dice danno - chi dice femmina, dice malanno - chi dice Olimpia Maidalchina, dice donna, danno e rovina (detto romano)

Una leggenda vuole che il 7 aprile, giorno anniversario della morte di Innocenzo X,
la Pimpaccia corresse ancora per le strade del centro di Roma su una carrozza fiammeggiante,
dal palazzo di Piazza Navona, passando il Tevere a Ponte Sisto, per andare a sprofondare nel Tevere
con i tesori che aveva accumulato, o semplicemente per spaventare i passanti nottambuli.
Fino al 1914 esisteva, fuori Porta San Pancrazio nei pressi di villa Pamphili, una Via Tiradiavoli,
così denominata perché si diceva (secondo un'altra versione della stessa leggenda) che lo stesso carro di fuoco
la percorresse di gran carriera per portare la Pimpaccia alla villa papale, e che i diavoli vi avessero aperto
una voragine per riportarsi all'inferno la Pimpaccia, il carro e tutto.